Certi pensieri possono accarezzare la tua fantasia solo se ti trovi in particolari condizioni. La tua sensibilità tocca limiti mai raggiunti. I tuoi desideri si scontrano con la razionalità che ti circonda. La tua mente vaga e trova un attimo di pausa da lavoro e pensieri. Ed intorno tutto è diverso o così ti sembra. Così scesi dall’ultimo aereo preso per raggiungere un grande amico a Los Angeles e dopo essermi “bevuto” pagina dopo pagina il libro FREE di Chris Andersons mi sono detto “…anche per l’advertising è venuto il momento del cambiamento… da domani FREE. Perche? Perché il migliore testimone di un brand è il suo consumatore! Lo è oggi è lo sarà ancora a maggior ragione domani. Perché non posso io pubblicizzare la mia moto, la mia bevanda, il vino, la birra, il libro e le tecnologie che mi hanno soddisfatto e così centinaia, migliaia di altre persone lo stesso…”.

Molti modelli economici vivono d’introiti provenienti solo dalla pubblicità. Ad esempio Andersons parla, a un certo punto del libro, di modello “two-sided markets” dove due distinti user groups producono profitti in modo sinergico e indiretto. In questo modello il consumatore ottiene un bene gratis ma ne paga i costi in seguito, tramite l’acquisto di servizi opzionali tra cui i cosiddetti premium. Una delle evoluzioni di questo modello è riscontrabile in quello che nel libro è definito FREEMIUM. Con questo termine sono definiti i modelli economici web based, dove il servizio base è offerto gratuitamente e i servizi premium a pagamento. In questo modello il 5% dei paganti mantiene i costi del servizio per tutti gli altri utenti. Altro modello evolutivo è il “nonmonetary markets” nel quale il bene di passaggio tra produttore e consumatore è la valorizzazione della reputazione spesso ricercata attraverso regali e condizioni di favore. Questi tre modelli sviluppano i ricavi principali molto spesso dalla pubblicità, ribadendo l’importanza di quest’ultima, e pur attuali e di successo, a ben vedere dai risultati ottenuti fino ad oggi da coloro che li adottano, potrebbero a mio avviso avere ancora delle modificazioni e perché no trovare degli adattamenti rivoluzionari che portino la stessa pubblicità a rivedere il proprio ruolo commerciale e sociale.

Da queste considerazioni nasce in me la curiosità verso una nuova tipologia di pubblicità tradizionale e digitale, che ho deciso di chiamare Open Source perchè ispirabile ai movimenti liberi e free di altri beni che nel corso della storia hanno saputo rivoluzionare, movimentare e far crescere il pensiero economico e sociale.

E allora perchè non invogliare lo sviluppo di un nuovo tipo di advertising, libero e prodotto dai consumatori stessi. Perchè non sviluppare campagne sociali dove i protagonisti siano della comunità locale, ad esempio semplici cittadini e consumatori di un territorio ben preciso, Milano o addirittura di quartiere. Vedere sui cartelloni pubblicitari il vicino di casa pubblicizzare con proprie foto, pay off ecc… la sua nuova moto BMW! non sarebbe più divertente ed efficace per il brand che continuare a rivolgersi a personaggi, stili e parole di copywriter che cercano ancora di stupirci? ma non vi accorgete che la maggior parte dell’advertising per colpire la nostra attenzione usa i soliti mezzi: donne semi nude, uomini intriganti, slogan per “togliere il fiato”, ecc… Le solite e poche emozioni di una vecchia e noiosa pubblicità.

In molti mercati, per innalzare il valore di un prodotto e renderlo attuale e commerciale, è stato necessario renderlo una commodity  spostando l’input di acquisto del consumatore sui servizi collaterali. Il libro di Andersons, ad esempio, ne è pieno di esempi.

L’advertising, sia tradizionale che digitale, necessita di un cambiamento, forte e radicale. C’e’ bisogno di cambiare perchè non sia ipocrita raccontare di un consumatore al centro del processo di acquisto senza che questo non possa in modo diretto mettere a disposizione liberamente e con convinzione la propria esperienza di acquisto a favore di altri, così come sta già avvenendo sui Social Media.

Vedete problemi di policy? Pensate che qualcuno possa abusarne? oppure negativamente influire sul brand? e sulle vendite?
A tutte queste indiscutibili perplessità dovremmo rispondere “…questo sta già accadendo…” o meglio “…oggi tra blog, fan pages, …” il consumatore è al centro del processo di acquisto influenzando se stesso e gli altri con strumenti liberi e nonostante questo non ho ancora letto in giro di esempi che possano far preoccupare manager e brand.

Pensate che costi troppo la distribuzione? Che i contenuti possano non essere di qualità? con testi e spot fuori luogo?
Possibile. Ma su qualità e contenuti non me ne preoccuperei. Gli utenti stanno “crescendo” sotto tutti i punti di vista, basta verificare come alcuni Social Media in termini di contenuti sono migliorati notevolmente. Senza dimenticare il valore della propria reputazione che sempre più è al centro dell’attenzione non solo dei brand ma anche dei manager, dei professionisti e degli utenti stessi.

Ma quali sarebbero i vantaggi?
La caccia al protagonista della campagna. La condivisione di esperienze di acquisto. Lo sviluppo di un sano protagonismo che potrebbe risvegliare i consumatori e riportarli in modo emozionale al centro di un processo del quale, non solo per motivi di contrazione, si sentono solo passivi fruitori.

Pensiamoci! il futuro è qui… ed il digitale sarà un terreno ricco di cambiamenti anche per l’advertising!