Per lavoro e mia cultura personale sfoglio con voracità le pagine di Vogue Italia, con l’ansia di chi vuole colmare una distanza che sente lontana ma avvicinabile, ma mai avrei pensato di fermarmi e rileggere un articolo per più del tempo necessario di una veloce e fugace lettura. Perchè mai avrei pensato di trovare un articolo così culturalmente trasversale da interessarmi a tal punto di scrivere un post.

Si parla di DNA.

Ma non si parte dalla Moda e dal codice stilistico del Brand che consegna l’identità del Brand intorno ai corpi, stavolta il giornalista parte dall’origine del termine, dalla sua scoperta, andando subito al punto di contatto. Si tralascia umanesimo, transumanesimo, evoluzione di specie e tutto ciò che annoierebbe.

Il viaggio parte, diretto e pungente, da un concetto proposto da uno scienziato francese di nome Joel de Rosnay che inizia ad incuriosirmi più di quanto il titolo fosse riuscito a trascinarmi nelle parole dell’articolo:

“La maestosità della vita sensoriale va tramandata. Ma se nessuno sa più dire cosa diventerà la vita, non resta che ai singoli essere autori consapevoli della propria trasformazione”

Riferendosi alla grande scoperta della struttura del DNA avvenuta nel 1962 come qualcosa che, svelando il segreto della vita, ha dato consapevolezza all’uomo del codice con cui la natura ci crea.

Non rassegnato, piuttosto entusiasta della scoperta, crea l’epigenetica. Una teoria secondo cui alcuni fattori in mano alle persone sono in grado di modificare i propri geni senza alterarne il codice genetico. E banalmente, con la solita semplicità con cui uno scienziato traduce la complessità dell’ignoto in qualcosa di luminoso ed abbagliante, i fattori che dichiara in grado di modificare i nostri geni sono: la meditazione, l’alimentazione, le relazioni umane e lo sport. Fin qui, interessante ma mentre leggo, mi aspetto prima o poi di arrivare al fatidico momento in cui mi racconterà come il DNA dell’uomo si intreccia con quello della Moda. Ero curioso di scoprire come lo avranno costruito, lui ed il giornalista.

Ma il colpo di scena arriva inaspettatamente.

Quando il giornalista che lo intervista gli ricorda che esistono tecnologie, internet e l’intelligenza artificiale, assisto ad una domanda e risposta che mi porta direttamente alle pagine del mio blog per scrivere questo post:

Q:Non crede che la conoscenza di se stessi insieme all’analisi dei dati finisca per allontanarci dall’esperienza della vita attraverso i sensi?

Chi se lo sarebbe immaginato. Su Vogue. Pensavo ad un epilogo dell’articolo rivolto a come il DNA vive nella moda e mappa i codici dei creativi e dei brand. Ma come un improvviso tuono non annunciato, cade sullo schermo del mio iPad un fulmine che mi incolla alla sedia. “Beh, adesso cosa gli racconterà lo scienziato? Che siamo destinati ad un futuro povero di tutto e che neppure l’epigenetica potrà risolvere il problema?

R:… sono tra quelli che pensa che l’affermazione dell’Intelligenza Artificiale e dei robot sia un vantaggio. Non la chiamerei intanto Intelligenza Artificiale ma Ausiliaria, perché ritengo possa contribuire all’aumento delle nostre capacità intellettive. Purchè il lavoro ai robot e la vita all’uomo.

Beh, che dire. Cari giornalista e Joel, leggetevi l’anteprima del mio libro “Sapient, La nascita delle Intelligenze Artificiali” perchè si parla proprio di questo. E grazie per lo spunto che mi avete dato. Mi ha confermato quello che penso da tempo, ossia che siamo destinati ad un futuro luminoso dove le intelligenze vivranno un momento evolutivo straordinario e accelerato. Peccato che non sarò vivo ed in grado di parteciparvi. Peccato. Come voi del resto. Qui tutto è rallentato dalla pochezza degli interessi degli individui su cui neppure la Moda può.

Vogue - Intelligenza Artificiale e DNA Moda
Vogue – Intelligenza Artificiale e DNA Moda