Funambol Fabrizio CapobiancoPrima di raccontarvi della nostra chiacchierata vi riepilogo brevemente “Who/What is Funambol?” – Answer: “Leading mobile open source project and provider of open source mobile cloud sync and push email solutions for billions of phones.”. Funambol è il più grande progetto open source al mondo nel mercato wireless, sviluppa software per cellulari. Ad oggi è stato scaricato via Internet da più di tre milioni di persone. Funambol porta la posta elettronica sui cellulari, insieme con la sincronizzazione della rubrica, dell’agenda e da oggi anche le proprie foto. Funambol è anche un’azienda con sede legale nella Silicon Valley, e con sede operativa in Italia, ha capitali americani e cervelli italiani, in quanto il centro di sviluppo e ricerca è in Italia, a Pavia. È un’azienda di oltre 80 persone, con clienti in tutto il mondo, soprattutto operatori mobile e portali, come America Online. Funambol è l’azienda di Fabrizio Capobianco e con lui ho discusso un paio di ore di Silicon Valley, business, sogni e come a volte si realizzano.

“Caro Fabrizio, l’onore è tutto mio…” – vi metterà subito a vostro agio. Aspetto informale, sguardo deciso, dono della sintesi e atteggiamento sul business in tipico stile Silicon Valley.

Stamattina. Volo Southwest da Los Angeles a San Jose. Taxi per Redwood City in Silicon Valley. E’ un venerdì, precisamente il 13 agosto e dopo aver contattato Fabrizio dall’Italia e avergli preannunciato la mia visita, eccomi al 643 Bair Island Road di Redwood City in California all’HQ Usa di Funambol. Innanzitutto tutto io mi trovo qui in California in vacanza ma non potevo farmi mancare qualche “scappatella” lavorativa e tra le persone che avrei voluto incontrare c’e’ da tempo Fabrizio che avevo taggato nel mio Omnifocus e Linkedin. A suo tempo mi parlò di Funambol Paolo Rizzardini che ci lavorava e che ospitammo circa un anno fa ad un “Presenta te stesso” in MilanIN. Poco dopo, in azienda usammo il suo software per sincronizzare il ns groupware con i ns notebook e smartphone. E ora eccomi qui all’ingresso dei suoi uffici californiani.

La porta è aperta :), entro. Una ragazza ed un ragazzo giocano a biliardino. A fianco del mitico calcio balilla c’e’ un attrezzo e a prima vista sembra proprio una corda per il training dei funamboli. No matters, non fa per me. Li saluto. Lei, immagino la segretaria generale, si avvicina. Mi saluta. Le ricordo il mio nome e l’appuntamento. Mi chiede il mio biglietto da visita. Amazing. Mi ringrazia e mi accompagna in sala riunioni. Aspetto Fabrizio e nel frattempo guardo fuori dalla finestra. Distese di barche a motore. Siamo in vicinanza di un porticciolo di un lago. Qualche casa ai fianchi. Un leggero vento soffia e muove le cime di colonne di alberi cresciuti intorno. “…che pace mi dico! eppure questa è la Silicon Valley.” – Due minuti e Fabrizio arriva.

“Ciao Luca, grazie per essere venuto!”.
“Caro Fabrizio, l’onore è tutto mio… – grazie per avermi confermato l’appuntamento – volevo incontrarti e non speravo di riuscire a combinare le cose.”.
“La prossima settimana sarò in vacanza con moglie e figli. Oggi è una giornata tranquilla, ho una cena stasera…”.
“Bene, ogni tanto serve rilassarsi e prendere fiato. Aiuta a raccogliere le energie e a trovare nuove idee. Anche se ho letto in giro che le migliori ti sono venute a casa con le pantofole di Paperino! 🙂 “.
“Qui siamo in California. Questa è la Silicon Valley.”.

Da questa ultima affermazione è iniziato il ns incontro. “Ma come ci sei finito qui!?… come hai fatto?”. Si. Perché la domanda non è retorica né ipocrita e neppure nasconde quella maledetta invidia italiana. E’ sincera e ricca di complimenti. “Come sei riuscito a realizzare il tuo sogno, quello di creare una azienda di successo in Silicon Valley? che come unico competitor ha MobileMe di Apple? perché io sono qui per capire la dinamica, la casualità, le capacità, le coincidenze che fanno bella questa vita di avventurieri moderni alla ricerca dell’oro.” – e Fabrizio ci è riuscito. E come può raccontarvi di persona, lui di strada ne ha fatta da Internet Graffiti a Funambol e non sempre il faro era puntato nella giusta direzione. Fabrizio ha dovuto crederci. Come dice lui stesso ha spesso le intuizioni giuste in anticipo. Poi la vita ci mette del suo e tra coincidenze, fortune e casualità spesso è lieta di offrire le sue opportunità a chi è in grado di coglierle. E così un giorno nacque Funambol.

Mentre cercavo spunti per scrivere questo post, mi sono reso conto che, online, di storie di Fabrizio e di interviste ce ne sono veramente tante e tutte raccontano le stesse cose. I numeri ed i risultati di un cammino lungo e ricco di sorprese. Invece io sono qui per capire e scrutare tra le sue parole i trucchi ed i mestieri di un imprenditore di successo che è riuscito con capitali stranieri a creare una azienda il cui capitale umano è italiano, a partire dalla ricerca e sviluppo. E tra i vari discorsi fatti ho carpito queste piccole regoline, ovviamente si fa per dire.

1. Allora… innanzitutto credere in se stessi e nelle proprie idee.
Fondamentale, vi dirà! “La prima persona che deve essere convinta delle proprie idee sei proprio tu.” – la tua determinazione, la tua volontà ed il tuo desiderio di arrivare lontano sono le basi per costruire una mentalità vincente in grado di raggiungere obiettivi importanti.

2. Avere chiari i propri obiettivi.
“Trasformare i sogni in obiettivi!” – sembra banale ma non lo è. La creatività è l’alimento principale di una mente determinata a raggiungere i suoi obiettivi. Ma non basta! le idee bisogna realizzarle. Definiamo gli obiettivi per avere un faro puntato lontano ma non preoccupiamoci se col tempo saremo costretti a rivedere le idee iniziali. La cosa importante è avere un obiettivo da raggiungere. Convinciti di questo.

3. Avere un’idea vincente.
“Non tutte le idee che realizzeremo andranno lontano!” – in Italia un fallimento imprenditoriale equivale ad una sconfitta quasi “mortale”. In USA pensano che un imprenditore sia maturo dopo almeno due fallimenti alle spalle. Si tratta di punti di vista? NO! ma di mentalità. Fallire fa parte del processo di crescita. La cosa importante è non perseverare nei propri sbagli. Se crediamo in un’idea e vogliamo realizzarla non dobbiamo avere paura di provare perché potrebbe essere la volta “buona”.

4. Una Lifestyle Company od una Google Company.
“Tu sai cosa vuoi? vuoi realizzare una azienda globale od una impresa che poi consegnerai ai tuoi figli?” – bella domanda. Se penso al successo, ai soldi e al potere rispondo “… una azienda globale… ma come si realizza? che differenza c’e’? Google è una azienda globale immagino!”. Se vuoi realizzare un’azienda globale qui puoi, ovviamente sei hai le “carte in regola”. Se hai in mente di realizzare una azienda che sviluppi il suo business senza molte pretese, che mantenga tu ed i tuoi figli anche con un buon tenore di vita per permetterti l’auto che desideri, un paio di case e le vacanze worldwide “…beh, puoi rimanere in Italia ed evitarti lo sbattimento di venire qui!”.

5. Quale è la formula magica per ottenere soldi dai Venture Capital?
“…innanzitutto ci vuole tanta pazienza… pur avendo tutto il resto!” – un buon curriculum, almeno un’esperienza come manager per una company USA, un buon team, l’idea giusta, la società già avviata con qualche cliente ed un business plan che sviluppi revenue importanti “…se non gli garantirai un business da 100mln di dollari al terzo anno… lascia stare! non ti ascoltano, cercano la nuova Google!”. Poi ci sono almeno tre rounds, ciascuno con protagonisti diversi e soprattutto possibilità di trovare investitori molto differenti. Aspetti, per certe versi, non molto differenti dai nostri a parte il fatto che da noi i Venture Capital non esistono. Cambiano i dettagli che come sempre fanno la differenza ma questi rimarranno “sepolti” nei miei appunti perché sono perle che ho deciso mi serviranno presto per IDEOLO.

6. Una azienda italiana ha speranze di poter interessare una Venture Capital?
No! il ns mercato è troppo piccolo. Le nostre aziende “sono modeste” in termini di capitalizzazione, di mercato, ricavi e market share. Qui i numeri hanno “qualche” zero in più! Ma se c’e’ l’idea giusta, i numeri e la formula magica è completa, allora qualche possibilità c’e’. E da qui siamo passati a parlare di Mind the Bridge nel cui board collabora Fabrizio. MTB è una associazione no profit che ha l’obiettivo di aiutare manager ed aziende a sviluppare business plan e trovare partner interessati a questi in giro per il mondo, tra cui qui in Silicon Valley. Tra le attività recenti più interessanti Fabrizio mi parla di Gymnasium, una sorta di trainer e di incubatore per aiutare lo sviluppo di un ecosistema fatto da aziende italiane in Silicon Valley. L’ultimo “Business Plan Competition” è terminato lo scorso luglio ed i risultati sono molto interessanti. Il 5-6 novembre si terrà a Milano il Venture Camp 10.

Sono passate due ore, circa. Siamo tornati a parlare del biliardino dell’ingresso, per Fabrizio il simbolo di quello spirito informale e determinato che lo ha da sempre animato. Dell’attrezzo per funamboli “…sai che non è così semplice, serve equilibrio!” – ed io mi chiedevo se mi avesse chiesto di provarlo? porto al polso il balance power però! ma alla fine neppure ho fatto finta di essere curioso.

“Ciao Fabrizio, grazie. E’ stato un piacere. Ti aspetto in Italia ospite di MilanIN per un Presenta te stesso.” – gli appunti sono pieni di nomi e cognomi, brands e tags.
“Ciao Luca, rifletti bene ma credo che ci vedremo qui presto! “.
“Ci puoi contare.”.

Prendo il taxi. Mezz’ora e sono già a San Jose. Checkin. Vedo un Winebar. Prendo i miei appunti. E’ ora di iniziare a raccontare qualcosa. Prendo un Pinot Grigio della Napa. Accendo il mac. Accedo alla wifi ovviamente free dell’aeroporto. Apro wordpress ed inizio il mio racconto. Il primo dalla Silicon Valley.